“Gregorio il grande e le sue parole dove li metteremo? Perché non con gli apostoli e i profeti? Egli fu un uomo che camminò nel loro stesso spirito e per tutta la vita seguì le orme dei santi e durante tutta la sua esistenza mantenne con cura la linearità della sua condotta evangelica. Io dico che saremmo ingiusti nei confronti della verità se non contassimo tra i familiari di Dio quest’anima che fu come una grande fiaccola che diffonde il suo splendore ardendo nella chiesa di Dio. Egli ebbe un grande potere sui demoni, per l’assistenza dello Spirito; ma inoltre ebbe una tale grazia nel parlare per condurre le nazioni all’obbedienza della fede, che, avendo trovato solo diciassette cristiani, condusse a Dio per mezzo della conoscenza tutto il popolo della città e della campagna.
Egli deviò il corso dei fiumi comandando loro nel nome potente di Cristo; seccò uno stagno che era causa di contesa tra fratelli avidi. Le sue predizioni di avvenimenti futuri furono tali da non essere inferiore in nulla ai grandi profeti. Insomma, sarebbe lungo esporre dettagliatamente i miracoli di quest’uomo il quale, per la sovrabbondanza dei doni di grazia operati in lui dallo Spirito in ogni azione potente, in segni e in prodigi, fu chiamato “secondo Mosè” dai nemici stessi della Chiesa.
Così in ogni sua parola, in ogni atto che compiva sotto l’influsso della grazia brillò come una luce, segnale della potenza celeste che lo accompagnava invisibilmente. Ancora grande è l’ammirazione per lui negli abitanti del paese, e il suo ricordo sempre nuovo e fresco è radicato nelle Chiese, né il tempo lo può rimuovere” (Basilio di Cesarea, Sullo Spirito Santo, 74, in Elena Cavalcanti, L’esperienza di Dio nei Padri greci, Edizioni Studium, Roma 1984, pp. 213-214.).
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